Racconti in cucina: Il cinghiale che uccise Liberty Valance
Premessa: con
questo post sto utilizzando il blog delle sorelle Chiara&Marta per
raccontarvi i fatti miei (e un po’ della mia passione per la montagna).
Un
giorno d’inverno stavo tentando con un’amica la risalita al Monte Senario, non
lontano da Firenze. Il clima era perfetto per camminare: non faceva freddo, il
sole inondava il sentiero e i profumi della natura si facevano largo
all’interno delle mie narici. Non c’era nessun rumore oltre a quello dei nostri
passi. Una giornata perfetta, in ottima compagnia.
Poi,
d’un tratto qualcosa ha richiamato la nostra attenzione: un grugnito è uscito minaccioso
da un cespuglio ai margini del sentiero.
-
Un cinghiale! – ha urlato la mia amica.
Presi
dal panico siamo scappati, tornando sui nostri passi. Per raggiungere la vetta
abbiamo quindi dovuto cambiare strada: qualche chilometro in più di cammino era
pur sempre meglio di affrontare la belva feroce che ci aveva minacciati.
Ma
se invece una minaccia, quello lanciato dal cinghiale fosse stato un timido
approccio nei nostri confronti? Se avesse semplicemente voluto dirci la sua?
Nella
Toscana raccontata nel bellissimo romanzo “Il cinghiale che uccise Liberty
Valance” di Giordano Meacci, c’è un rappresentante della fauna locale
(Apperbohr) che, di punto in bianco, comprende il linguaggio degli umani (a
dire il vero impara la parlata locale). Questa sua nuova abilità gli creerà non
pochi problemi: troppo avanti per i suoi simili, troppo “bestia” per gli esseri
umani. La sua condizione lo renderà in breve tempo un essere solitario che
dovrà difendersi da amici e nemici (specialmente da quelli che lo vogliono
trasformare nella specialità locale: il ragù di cignà le, come dicono da quelle parti, la specialità locale). Apperbohr
(che poi diventerà un rivoluzionario, nel vero significato della parola)
imparerà a riconoscere le emozioni, le sensazioni, la paura della morte e della
vita tipiche degli esseri che gli daranno la caccia, fino a comprendere il
significato della parola più importante che qualsiasi uomo possa mai
pronunciare.
Al
povero protagonista rimarrà quindi con l’insoluto dubbio: come si dirà “amore”
in cinghialese?
Adesso
che ci penso: non è che la belva del monte Senario si stava dichiarando alla mia
amica??
Attilio
Mazzoni
Racconto
liberamente ispirato da “IL CINGHIALE CHE UCCISE LIBERTY VALANCE” – GIORDANO
MEACCI
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