Il rito della Schiacciata di Pasqua
La schiacciata
di Pasqua è un dolce tipico della tradizione toscana, che viene preparato nei
giorni antecedenti la Pasqua. E’ diffuso in tutta la toscana e acquista nomi
diversi in base alle zone: se sentite parlare di sportellina, schiacciata di
Pasqua oppure pizza di Pasqua con ogni probabilità siete davanti allo stesso
dolce.
Dovete fare
comunque attenzione, perché se è vero che con nomi diversi si chiama lo stesso
dolce, con lo stesso nome si chiamano anche dolci diversi.
Ad esempio, la mia
nonna materna da giovane aveva l’uso di fare un dolce pasquale chiamato
sportellina che però non è il tipico dolce con l’anice che voglio raccontarvi
oggi, è un altro ancora.
Questo dolce, in
casa mia è una questione seria, serissima. Ogni anno, da che mi ricordo, mia
nonna paterna lo porta sulla nostra tavola durante la settimana Santa. Nella
mia memoria questo dolce è un dolce impegnativo: mi ricordo la lievitazione
lenta, le coperte di lana usate per aiutare l’impasto a raddoppiare di volume e
i rinfreschi fatti a qualsiasi ora del giorno e della notte. Insomma, mi è
sempre sembrato un dolce a cui rivolgere attenzioni, a cui bisogna voler bene per
avere un ottimo risultato. Questi almeno sono gli accorgimenti di mia nonna, o
meglio quello che io bambina percepivo e ricordo della preparazione di questo
dolce.
Quest’anno ho
voluto mettermi alla prova, ho scombinato le regole e ho rubato la ricetta di
mia nonna (che viene custodita gelosamente dentro un vaso per fiori) e per la
prima volta l’ho fatta io e il risultato non è stato catastrofico.
La ricetta a cui
si affida non è tratta da alcun libro, è semplicemente la ricetta della nostra
vicina, da cui ogni anno va in pellegrinaggio per farsi ridare la ricetta, che
poi aggiusta un po’ a suo piacere. Nonostante la ricetta originale sia molto
dettagliata, mia nonna alcune cose le fa un po’ ad occhio, come ad esempio la
quantità di anice. Devo infatti ammettere che il ricordo della sua schiacciata
profuma molto di più di quella che ho fatto io.
Un'altra cosa inusuale
è quella di mettere al posto della sambuca (prevista dalla ricetta) o del
vinsanto (come da tradizione) il rum, che non ha niente a che vedere con la
tradizione, ma che in realtà ci sta’ molto bene.
1 bicchiere di acqua tiepida
4 uova
250g di zucchero
100g burro
2 cucchiai di anici
15ml di rum
il succo di mezza arancia
4g di lievito di birra secco (o 12 g di lievito di birra fresco)
4g di lievito di birra secco (o 12 g di lievito di birra fresco)
un albume per spennellare la superficie
Preparate il primo impasto. Sciogliete
il lievito di birra in una
ciotola con un bicchiere di acqua tiepida e aggiungete circa 260g di farina.
Impastate fino ad ottenere un panino. Lasciate lievitare in un posto tiepido
per circa due ore o fino a che non è aumentato di volume. Dopo due ore,
aggiungete due uova, metà dello zucchero e circa 300g di farina. Impastate e
lasciate riposare in un luogo tiepido per circa tre ore. Trascorso questo tempo
aggiungete le altre due uova, lo zucchero rimanente, il burro fuso, gli anici,
il succo dell’arancia e 200g circa di farina. Impastate e lasciate riposare in
un luogo tiepido per circa tre ore o fino a che non raddoppia di volume.
Trascorse queste tre ore, aggiungete il rum, mescolate bene l’impasto,
dividetelo in parti uguali e versatelo negli stampi. Noi abbiamo utilizzato tre
piccoli stampi, ma se volete ottenere delle schiacciate più grosse rispetto
alle nostre, dividete l’impasto in due parti. Lasciate riposare in un posto
caldo per 4 ore. Dopodiché, preriscaldate il forno a 180 °C, spennellate la
loro superficie con un albume sbattuto, infornatele e cuocetele per 30-35
minuti, fino a che non sono di un colore dorato marroncino e asciutte.
Da friulana non posso che rimanere a bocca aperta davanti a questa bella ricetta. Per la Pasqua romana sono nella fase di scelta del dolce lievitato da fare e la tua schiacciata con ricetta della vicina è in pole position.
RispondiEliminaChe bello!E' la prima volta che spodestiamo la nonna e qualche differenza tra la sua schiacciata e la nostra l'abbiamo notata. Ad esempio la sua contiene molti più anici, quindi se ti piacciono anche a te, puoi tranquillamente metterne più di due cucchiai!
Eliminadalle mie parti (sono di Terracina, sul litorale laziale, anche se ormai mezza romana) si fa un dolce praticamente identico, chiamato "tortolo"! Mia mamma è già il terzo che mi fa recapitare, perché non riesco a resistere fino al giorno di pasqua! anche da noi le signore avevano un gran da fare con lunghe lievitazioni, coperte di lana, profumo di anice...mi hai fatto proprio venir voglia di onorare la tradizione e cimentarmi presto anche io!
RispondiEliminaNon sapevo esistesse una preparazione simile fuori dalla toscana. Io dopo anni che lo vedevo fare da altri, ho deciso di cimentarmi!
EliminaBuona Pasqua Valentina!
che meraviglia, non conoscevo questa ricetta, buona Pasqua, un abbraccio SILVIA
RispondiEliminaGrazie, tanti auguri anche a te Silvia, Un abbraccio
EliminaVoler bene ai cibi... mi piace questa frase, questo concetto... :-)
RispondiEliminaSono convinte che quando fai certe cose con amore, il risultato è sempre migliore :)
EliminaAdoro queste ricette di famiglia piene di ricordi! Grazie per averla condivisa con noi! Tanti auguri di buona Pasqua!
RispondiEliminaL'anno scorso non feci in tempo a farla, ma quest'anno non avevo scuse, dovevo assolutamente provare la ricetta della nonna!
EliminaLe tradizioni si devono tenere strette e coccolare. Tu hai "coccolato" questi sapori antichi e io lo percepisco. Bellissimo dolce, bellissime parole :) Ci tengo a esprimerti i miei migliori complimenti per il tuo blog. Buona Pasqua, mentre ci sono ^^
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